Professore di Chimica Biologica presso il Dipartimento di BioScienze
dell’Università
degli studi di Milano.
Martino
Bolognesi si occupa di Biologia Strutturale, applicando la diffrazione di raggi
X allo studio della struttura tridimensionale delle macromolecole biologiche.
Le ricerche condotte trovano applicazione nello studio di processi fondamentali
della biologia a livello di meccanismi molecolari, nella progettazione di farmaci
e in direzioni biotecnologiche. Si è formato negli Stati Uniti (U. of Oregon) e
in Germania (Max Planck Ins. f. Biochemie, Monaco). Ha lavorato presso le
Università di Pavia, di Genova, e dal 2005 è Professore di Chimica Biologica
presso l'Università degli Studi di Milano. È membro EMBO, ed ha partecipato a
diversi consigli scientifici in istituzioni europee, tra cui EMBL e ESRF.
Ogni cambiamento al vertice rappresenta un
momento di discontinuità nel quale una fase in chiusura viene considerata alla
luce di quanto ci si aspetta o si programma per il futuro. L’elezione del nuovo
Rettore dell’Università Statale di Milano, in particolare, è un evento che riguarda
non solo la futura formazione di migliaia di studenti, gli sviluppi e le opportunità
di lavoro di alcune migliaia di colleghi, tra personale docente e
tecnico/amministrativo, ma anche le linee e le strategie di ricerca di un
Ateneo che rappresenta un importante nodo scientifico nazionale, con evidenti
importanti ricadute sullo sviluppo della cultura cittadina e nazionale.
Essendo giunto a Milano nel 2005 non ho
vissuto un periodo particolarmente lungo per acquisire la stessa conoscenza
approfondita dell’Ateneo che altri colleghi hanno, per cui non svolgerò un’analisi
dettagliata del passato. Mi sorgono però spontanee alcune riflessioni riguardo
alle dinamiche del mondo accademico di questi ultimi anni, come spunto di riflessione
e riferimento per l’attività futura. È sotto gli occhi di tutti quanto
velocemente mutino le condizioni di lavoro in cui operiamo, e non solo nel
mondo dell’Università. Se penso solo a pochi anni fa, vedo intorno a me
strumenti di ricerca di impatto e potenzialità insperate (per esempio, nel mio
campo, cito l’applicazione della radiazione di sincrotrone alla biologia, o lo
sviluppo di frontiere quali la genomica e la proteomica). Di converso, il
supporto ministeriale alla ricerca accademica è sceso a livelli scarsamente
significativi, e negli ultimi 4-5 anni le prospettive di sviluppo di una
carriera in Università sono profondamente cambiate, in particolare per le leve
più giovani. Inoltre, questa fase di cambiamento prospettico è ancora in atto,
senza che la configurazione finale cui si mira sia del tutto chiara. La stessa
didattica universitaria, spesso per molti di noi caratterizzata da grandi
numeri di studenti, trova supporti nuovi ma anche nuove esigenze formative,
giustamente presentate dagli studenti, alla ricerca di professionalità non
sempre individuabili, o in un continuo riaggiustamento, nel contesto
socio-economico attuale. Ecco, credo che queste criticità, legate alla vita
dell’intero sistema universitario italiano, passato e presente, debbano costituire
un motivo di profonda analisi e un fronte prioritario di riflessione da parte
di un candidato Rettore ad UNIMI.
Riguardo ad una visione sul futuro del nostro
Ateneo penso che il prossimo Rettore debba muovere da un una constatazione di
fondo, e cioè che UNIMI rappresenta in molti campi della ricerca un riferimento
di primo piano a livello internazionale. Certamente la formazione superiore è
una delle principali missioni dell’Ateneo; ma sappiamo tutti che non è
possibile una didattica di qualità se alle spalle non esiste una ricerca di
elevata qualificazione. Il nostro Ateneo si posiziona ai primi posti in diversi
settori a livello nazionale. Occupa inoltre posizioni importanti a livello
Europeo e mondiale in diversi settori della ricerca scientifica, nonostante
queste classifiche siano spesso mal interpretate o usate, anche a livello
ministeriale.
Inoltre, UNIMI è presente in un contesto territoriale di
altrettanto elevato livello, con la presenza di altri Atenei, centri di ricerca
pubblici e non-accademici rinomati, che offrono potenzialità quasi uniche in
Italia. Vedere UNIMI come parte di una grande area scientifico-culturale
lombarda dovrebbe essere un importante ‘incipit’ del nuovo Rettorato, cui
rifarsi nell’assegnare priorità e investimenti, e da cui dovranno discendere risultati
traslabili nelle varie direzioni istituzionali (didattica in primis, ma anche
collaborazioni locali/nazionali/internazionali - da promuovere - , collaborazione
e promozione della ricerca industriale - su diverse scale applicative - , premialità
per i Dipartimenti o iniziative specifiche, ecc.).
In riferimento all’area
sceintifico-culturale milanese, UNIMI potrebbe farsi promotore della
costituzione di importanti infrastrutture di ricerca, in collaborazione con
altri Atenei e Istituzioni del nostro territorio. Sappiamo che mancano le
risorse per creare queste infrastrutture presso un singolo Dipartimento, forse
presso un singolo Ateneo; l’unione di importanti Istituzioni di ricerca milanesi
avrebbe un peso politico importante, e potrebbe rendere possibile ciò che non è
accessibile ai singoli. Ritardi in questa direzione sono sempre più preoccupanti. Così pure, UNIMI dovrebbe essere sede di
organizzazione di un maggior numero di Meetings, Workshops e Corsi formativi di
portata internazionale; i numeri attuali non sono indicativi di un Ateneo in
crescita. Anche a questo proposito sono necessarie iniziative rettorali di
indirizzo. In una parola, ritengo che si debba cooperare a tutti i livelli,
partendo dal Rettore, affinché UNIMI si collochi complessivamente entro le
prime 30-40 Università europee.
Sono convinto che per affrontare le sfide
poste dalla serie di problematiche brevemente esposte sarà necessario che il
nuovo Rettore ne possieda piena conoscenza e consapevolezza , acquisisca e
dimostri capacità operative efficaci, un fattore non semplice nel nostro
establishment, peraltro impegnato pesantemente nella applicazione della L240 (la bagarre che sta caratterizzando il mondo
accademico in questi giorni, relativamente alla questione delle mediane da definire
per le abilitazioni, è solo un esempio di quanto ogni azione riformista possa
essere rallentata o distratta da eventi esterni). Credo che la strada per
guidare UNIMI verso una risposta adeguata ai tempi che viviamo possa scaturire solo da un’analisi molto approfondita, direi
quasi svolta con metodo scientifico, del sistema-ateneo in cui viviamo.
Ritengo che il programma analitico presentato
da Francesco Ragusa vada correttamente in questa direzione e che la sua figura
possa garantire l’attenzione sensibile, il rigore puntuale e l’impegno a largo
spettro sui molteplici fronti in cui si gioca la sfida per il futuro dell’Ateneo.
Martino Bolognesi
Professore di Chimica Biologica
Dipartimento di BioScienze
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